Sine Requie Venezia
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Messaggio  kikka Lun Gen 11, 2010 10:07 am

Giocatore : Chiara
Nome : Luce
Nazionalità : Italiana
Professione : Cacciatrice di morti
Famiglia : normale
Data di nascita : 20/11/1932
Età : 25



Luce Zennaro nasce il 20 Novembre 1932 ad Albavilla ,un piccolo paesino costituito da poche case ai piedi delle Alpi,qui vive con i genitori Alberto Zennaro e Tesera Damiani.
Alberto Zennaro era un uomo robusto sulla trentina (al momento della nascita di Luce),dedito al lavoro ma anche un buon marito ed un buon padre,il suo lavoro di boscaiolo lo costringeva a stare molte ore fuori casa in mezzo ai boschi da solo,anche se lo si vedeva spesso accompagnato dal suo fido amico Amedeo Lombardi. Parallelamente a questa sua vita apparentemente normale,vive nascosto tra le montagne,tra quegli alberi che lo proteggono, perchè in quel periodo buio dove il mondo è in fermento e la guerra è già cominciata lui faceva parte dei Partigiani in un Paese comandato dal Fascismo. In questa doppia vita lo seguivano tutti gli uomini del paese,coalizzati per costruire una copertura almeno fino al momenti giusto.
Teresa Damiani era una donna molto bella,partorisce Luce all’età di 24 anni,la sua vita si divide tra i lavori in casa,quella di madre e moglie. Le ore passate da sola la danno l’opportunità di riflettere sugli avvenimenti che stanno sconvolgendo il mondo,pensa al marito a quello che realmente fa e queste cose la rendono apprensiva,ma comunque con grandi ideali e per questo resta una combattente. Insegna a Luce a leggere e scrivere,le uniche notizie dal mondo che riescono ad arrivare sono quelle trovate nei brandelli di giornali ancora esistenti,con ciò che trova cerca di dare un’istruzione alla sua unica figlia.
L’ambiente che circonda Luce è quello di un apparente paesino di montagna fatto di boscaioli,falegnami e mugnai che vivono pacificamente la loro vita con le proprie famiglie,le persone sono semplici e disponibili,una volta la settimana partono alle prime luci dell’alba e vanno nei paesi vicini per il mercato. Luce vive un’infanzia serena tra i boschi col padre,imparando a leggere i segnali della natura ;riuscendo a prevedere un temporale in arrivo,riconoscendo le impronte degli animali,impara a distinguere le bacche velenose da quelle commestibili,in questo modo suo padre le stava insegnando a sopravvivere ma per lei tutto era un gioco non pensava che un giorno avrebbe dovuto usare le sue conoscenze per evitare la morte. Col passare del tempo,all’età di 11 anni,suo padre le fece provare per la prima volta l’ascia,ovviamente sotto stretto controllo dell’amico Amedeo,quest’ultimo un anno più tardi le insegnerà ad usare prima la pistola e poi il fucile. A Luce tutto questo sembra normale,tutti i bambini del suo paese sanno usare le armi ma per qualche ragione dentro di lei qualcosa le dice che c’è una realtà che non conosce,ma infondo è solo una bambina e quindi quella vocina interiore viene zittita. A casa con la madre ogni giorno si esercitava a leggere e scrivere;perché non doveva vivere nell’ignoranza.
Erano i primi di giugno del 1944,più precisamente il 7 giugno,Luce si trova tra i boschi da sola anche se il padre le ripeteva ogni giorno di non addentrarsi senza di lui,ma come in ogni bambino la curiosità sovrasta ogni paura,le raccomandazioni del padre vengono dimenticate,quel giorno però decide che per la prima volta avrebbe disobbedito. Oramai era al suo interno da un’ora stava camminando per quei boschi che conosceva alla perfezione,la giornata era ventilata il sole brillava nel cielo e la luce si rompeva tra le foglie degli alberi,quando tra il silenzio del bosco sente qualcosa,le pare un rumore debole ma non ne è sicura. Si comincia a guardare attorno affannosamente in cerca di un posto dove nascondersi ed aspettare il momento per riprendere velocemente la strada di casa,poteva essere un animale selvatico pensa,in pochi secondi si nasconde dietro un albero dalle radici affioranti che insieme ai cespugli le danno modo di guardare intorno a sé senza essere vista. Sembra tutto normale fino a che vede a meno di 50 metri da lei dalla parte opposta da cui era arrivata un uomo a terra,si accorge immediatamente delle impronte di orso che sono rimaste nel terriccio e capisce che per l’uomo non c’è più nulla da fare,cerca di osservare se l’animale è ancora nei paraggi ma è immobilizzata dal terrore ed ogni suo muscolo si è pietrificato e persino il respiro diventa affannoso,il cuore sembra voler uscire dal petto,in quel momento di disperazione succede una cosa imprevista che accende un pizzico di speranza in Luce ma che immediatamente si trasforma in orrore;l’uomo comincia a muoversi,prima lentamente con dei movimenti impercettibili ma dopo poco si fa seduto,lo spettacolo che si presenta davanti agli occhi increduli di Luce è degno di un incubo , l’uomo ha il petto squarciato i segni erano quelli dell’attacco di un orso,la sua pelle è grigiastra e quello che prima era un uomo adesso ne aveva solo le sembianze. Luce non riusciva a pensare,a capire ,voleva scappare ma le sue gambe non si muovevano e la schiena si schiacciava sempre più sull’albero quando in un lampo riconobbe l’uomo;era il fabbro del suo paese il signor Rinaldo. Da lontano si sentivano delle voci che gridavano “Di qua”,Luce intanto si faceva sempre più piccola riuscendo anche ad infilarsi in mezzo alle radici ma tenendo sempre sott’occhio quella cosa,le voci si avvicinavano ma quell’essere non si muoveva ,il gruppo di uomini era dietro di lei poteva dire che fossero almeno quattro,sentiva che si muovevano sopra di lei, finchè non ne vide due che si avvicinavano a quella cosa,erano di spalle e non riusciva a riconoscerli avevano due accette in mano,giravano attorno a quell’uomo come per studiarlo e poi quando si girarono li riconobbe:con gli occhi sempre più sgranati Luce vide suo padre e Amedeo,suo padre alzò per primo l’accetta e con un colpo secco mirò alla testa,poi un altro e un altro ancora fino a che non si staccò dal corpo,così fecero con gli arti e con il resto del corpo,raggrupparono tutti quei pezzi ne fecero un mucchio e con della legna secca accesero un falò. Luce tremava,gli occhi erano lucidi,le mani strette sulla bocca per non emettere suoni. Suo padre si guardava intorno come se stesse cercando qualcosa poi guaradando Amedeo disse:”Luce è nei boschi dobbiamo cercarla potrebbero essercene altri”,l’amico annuì con il rispetto che si porta ad un capo più che ad un amico si volto verso l’albero dove Luce si nascondeva e fece un cenno. Luce sentì dei passi muoversi molto velocemente ed andare via,Amedeo si allontanò dal falò e si sedette su di una roccia,guardando Alberto disse: “Sembra esser stato attaccato da un orso” la risposta fu : “Non devono esserci altre vittime”,in quel momento Luce non riuscì a trattenere un gridolino e subito i due uomini si diressero verso l’albero quando furono li tra i rami e le radici videro la bambina,Alberto la tirò fuori e la strinse forte poi la guardò negli occhi e con tono di comando le disse “Non devi entrare nei boschi senza di me”. Luce afferrò la grande mano del padre e non la lasciò più , anche se cominciava a chiedersi chi fosse realmente quell’uomo;non era un semplice boscaiolo,no era un partigiano come faceva credere al resto del paese,e Amedeo e chi erano gli altri uomini? Tante pensieri terrificanti passavano nella mente della piccola Luce ma niente poteva competere con ciò che aveva visto:i morti si risvegliano. Poi pensava al padre,a quello che gli aveva visto fare e non capiva più cos’era giusto cos’era sbagliato,se realmente ci fosse una linea che li divideva o un limite che poteva essere cancellato,in quel momento la guerra le sembrava un gioco,e le lacrime scendevano copiose dagli occhi ,con l’altra mano si teneva la bocca perché non voleva urlare,quindi uscivano solo lamenti e singhiozzi ed il padre la teneva stretta ma questo non la faceva sentire al sicuro,forse non si sarebbe mai più sentita protetta,dietro di loro Amedeo sembrava coprirgli le spalle. Finalmente l’uscita da bosco,lì fuori il mondo sembrava lo stesso,niente aveva turbato quella splendida giornata di sole ma Luce non era più la stessa e suo padre questo lo sapeva. Arrivati a casa la madre le corse incontro e la abbracciò,dalle sue parole capì che forse lei non sapeva cosa succedesse la fuori.
Crescendo il padre le insegno ad usare gli esplosivi perché oramai Luce era entrata in quel mondo che ininterrottamente stava infettando l’umanità,o quello che ne rimaneva,e stando insieme al padre in un rapporto quasi di simbiosi lei univa i frammenti della vita del padre:forse inizialmente era realmente un partigiano ma poi ha scoperto una realtà oscura,forse improvvisamente com’era capitato a lei e si è dovuto improvvisare quello strano mestiere di Cacciatore di Morti. Nel tempo che passava col padre Luce faceva un addestramento quasi militare ma sembrava essere l’unica ragazza a farlo,era quasi un lavoro al maschile e questo sapeva che le avrebbe creato dei limiti.
Nell’autunno del 1950 , a 18 anni , Luce decide che doveva lasciare casa non riusciva più a vivere tra quelle mura,nei limiti del suo villaggio,pensava che se veramente le cose stavano come dicevano gli amici del padre e li fuori c’erano persone che ogni giorno venivano infettate da quei mostri lei doveva partire;ma da sola come avrebbe fatto? Con lo zaino in spalla,una pistola alla cinta e la sua accetta nascosta dietro la schiena andò dai suoi genitori e gli disse la sua decisione,la reazione fu meno pacifica di quella che aveva immaginato:la madre scoppiò a piangere ed il padre che fino a quel momento aveva visto come una persona posata,ebbe uno scatto di rabbia e lanciò lontano il bicchiere che aveva in mano mandandolo in frantumi. Dopo una lite furibonda sul fatto che una ragazzina non poteva pretendere di cambiare il mondo,Luce prese lo zaino e guardando il padre disse :” Forse un giorno dovrò uccidervi e non voglio essere qui nel momento della vostra trasformazione”,dopo questo aprì la porta e non guardando mai dietro di sé andò per la sua strada che non sapeva ancora dove l’avrebbe portata. Era passata poco più di un’ora da quando aveva lasciato casa e già ne sentiva la mancanza,ma non poteva lasciarsi andare ai sentimentalismi adesso doveva solo concentrarsi nel dove andare,si era preoccupata solo di seguire il suo senso di giustizia senza avere un piano sul da farsi,forse era quello che suo padre intendeva ma adesso poteva solo guardare avanti. Stava seguendo la strada verso valle quando vide uno spazio libero e con una buona visuale dei boschi circostanti quindi pensò di fare uno spuntino,nello zaino aveva messo qualcosa da mangiare che le sarebbe durata per due giorni,una giacca più pesante,una tenda e una coperta. I vestiti che portava erano larghi e da uomo,risistemati dalla madre perché non le cadessero,l’unica cosa che stonava erano i suoi capelli lunghi che risaltavano nel suo modo di vestire. Era ferma da una decina di minuti quando senti dei rumori,le si gelò il sangue ,cosa fare?Non c’era il padre con lei questa volta,quando una voce maschile le chiese cosa ci facesse li si calmò. Girandosi vide un ragazzo forse di poco più grande di lei,Luce rispose timidamente che era in viaggio,lui prontamente :”Ma ti fidi a girare da sola?” lei capì subito a cosa si riferisse e rispose che sapeva difendersi. Il ragazzo disse che era diretto a Milano,Luce non aveva una meta e non sapeva nemmeno come arrivarci a Milano,lui chiese se voleva fare la strada con lui e lei con un po’ di inquietudine disse di si pensando che fosse il minore dei mali,almeno meglio di stare da sola e non sapendo dove andare,ma chiarì subito che arrivati in città lei avrebbe preso un'altra strada ,anche se non sapeva dove. Per arrivare a Milano ci volevano ore di cammino e fino a quel momento Luce non aveva detto nulla,poi il ragazzo disse : “Mi chiamo Gabriele ,tu come ti chiami?” Luce disse a bassa voce “Luce”,e lui cercando di intavolare un discorso le chiese cosa ci facesse in giro da sola,sta volta Luce rispose che era una Cacciatrice di Morti (con voce poco convinta) e lui scoppiò in una risata fragorosa poi vedendo che lei lo guardava malissimo disse :”Allora perfetto io sto andando a Milano per la Liberazione,vediamo come lavora una ragazza non ho mai visto un Cacciatore di Morti donna,pensavo mi prendessi in giro”,luce era completamente in panico non aveva mai ucciso nessun morto lo sapeva fare solo in teoria,spezzare tronchi non era come dover staccare braccia o gambe. In serata arrivarono nei pressi di Milano e Luce si trovò davanti uno scenario orrendo,era battaglia ma i vivi combattevano contro i morti a terra c’erano uomini morti che iniziavano a risvegliarsi,pezzi ovunque che comunque si muovevano e fuoco,tanto fuoco. Gabriele la guarda e le dice :”Adesso attenta,non siamo ancora in città “ ricordandosi le parole del padre Luce prese l’accetta sapendo che ad un morto le pallottole non avrebbero fatto nulla,cercava di evitare il più possibile vivi e morti ma vedeva che era impossibile,all’improvviso si trova davanti a se un corpo a cui mancava un pezzo di testa ma le sue mani iniziavano a muoversi,sapeva di doverlo colpire ma dove,in quel momento arriva Gabriele che capendo la situazione le disse che le dava una mano per fare prima e così si sarebbero coperti le spalle … Luce non sapeva esattamente quanto tempo fosse passato ma si accorse che i fuochi si stavano spegnendo e che intorno a lei c’erano solo persone vive,Milano era libera,era sporca di sangue e gli occhi pieni di lacrime,non era pronta a tutto questo ma sentiva l’adrenalina che le scorreva in tutto il corpo e capiva che quel lavoro era per lei. Erano le prime luci dell’alba,Gabriele avvicinandosi con una torcia ancora in mano disse :”Sei una pazza,non ti puoi inventare di essere un Cacciatore di Morti,non ci serve un altro di quei mostri in giro e potevi morire con niente sta notte,però ci sai fare ,usi bene le armi..potresti essere utile se addestrata in battaglia …” . Luce capiva che da sola non poteva proseguire e quel ragazzo l’aveva aiutata :”... e adesso …” disse lei ,lui rispose :” Adesso cerco qualcuno che paghi e poi vediamo,è questo che fa un cacciatore di morti uccide per soldi,non facciamo niente per niente,non siamo benefattori e non seguiamo nessun ordine religioso,il nostro unico dio è il vile denaro. Poi vediamo come non farti uccidere. Sappi che dovrai cavartela da sola non potrò sempre farti da balia.” Improvvisamente quel ragazzo gentile era diventato pieno di astio e quasi infastidito,per Luce stava diventando un motivo di sfida cosa pensava che una ragazza non potesse essere come lui?
Passarono i mesi e Luce si era fatta la sua esperienza ,Gabriele l’aveva addestrata sulle lacune che il padre le aveva lasciato,i primi giorni d’aprile era arrivata la notizia che si voleva liberare Torino ,decisero di partire subito;il cammino sarebbe stato lungo ma tutto sommato il morale era quieto,circa a metà strada però i due ragazzi si sentirono seguiti e dopo alcuni minuti videro dietro di loro due figure che li seguivano con una camminata trascinata,il vento portava con se i mugolii e i due ragazzi si prepararono al combattimento. Dopo le prime ferite date alle gambe Luce riesce ad immobilizzare uno dei due e comincia a farlo a pezzi,finito il lavoro va verso Gabriele che nel combattimento si era spostato sul ciglio del bosco arrivata li vide il ragazzo a terra ed il morto che le si scagliava addosso,con una forza che poteva derivare solo dalla disperazione riesce ad evitarlo,inchiodarlo ad un albero e farlo a pezzi .Andando verso Gabriele capì che il ragazzo era morto ma con suo enorme dispiacere sapeva di doverlo fare a pezzi il prima possibile,dalla gola arrivavano dei mugolii e non poteva rischiare,con la lacrime agli occhi cominciò il lavoro e poi fece dei falò. Il viaggio doveva proseguire . Per tutta la strada Luce dovette combattere tra le crisi di pianto e la rabbia,sapeva che se trasformava tutto quell’odio in energia per la battaglia ce l’avrebbe fatta anche da sola,arrivata a Torino lo scenario fu più o meno quello di Milano solo che sta volta sapeva cosa fare. Gli anni proseguirono tra una liberazione e l’altra,tra un combattimento e l'altro lavorando esclusivamente per denaro e cercando di scegliere le missioni in base a ciò che Luce riteneva giusto o sbagliato. Nel Gennaio del 1954 Luce è diretta verso Biella,solita liberazione ,si uccideranno morti,troverà altri cacciatori di morti che si crederanno superiori solo perché nati uomini,come se un morto li distinguesse … Arrivata trovò sempre lo stesso scenario Cacciatori di morti che combattono,Templari che combattono spalla a spalla con Exubitores, “per non morire si farebbe di tutto “ questo pensava Luce mentre dilaniava corpi già morti e putrefatti. Attorno a lei si stava ripetendo un ‘opera teatrale vista e rivista ma nell’aria c’era qualcosa di diverso,guardandosi intorno vedeva i morti;stavano fermi,si trascinavano,si scagliano con violenza sulle persone,avevano armi altri solo pura violenza ma tra di loro alcuni erano più feroci e facevano cadere guerrieri con un bagaglio d’esperienza dieci volte più grande del suo,ma cos’erano??Qualunque cosa fossero dovevano essere eliminati. Presa dal combattimento contro quello che forse da vivo era un uomo del popolo Luce non si accorse che altri due morti l’avevano accerchiata ,chi l’avrebbe aiutata questa volta? Momentaneamente riusciva a tenerli a distanza ma sapeva che era questione di tempo e uno di quelli le sarebbe saltato addosso,Luce stava procedendo dando la schiena al verso di marcia e improvvisamente sentì le spalle bloccarsi contro qualcosa,voltandosi vide che era un uomo alto e massiccio,con modi molto altezzosi questo chiese :”Per caso hai bisogno di una mano?” Luce con strafottenza rispose :”Solo perché sono tre … in un'altra situazione ce la farei da sola “ . Con il suo aiuto riuscì a liberarsi dai morti,nel corso della liberazione non vide più quell’uomo fino a che non senti delle urla vicino ad un palazzo,le grida erano agghiaccianti,Luce cominciò a correre verso il palazzo,doveva essere un municipio;vide molti uomini scappare,altri entrare nel palazzo,poi ad un certo punto nei pressi dell’entrata vide l’uomo che l’aveva aiutata affannarsi contro un morto armato sembrava che stesse cercando qualcos’altro. Arrivata li con voce affannata Luce disse :”Senti per caso ti serve una mano?” nel viso dell’uomo si face largo un sorriso beffardo :”Non vedevi l’ora di dirlo vero?”,lei di risposta :”Dai non perdere tempo fallo fuori,io ti guardo le spalle..cosa stai cercando?
“Niente..meglio che tu non sappia potresti spaventarti …”
“Hey !!!senti cosa vuoi fare con questo morto,giocarci?Ci stai mettendo un’eternità!”
“Non riesco a disarmarlo…”non fece a tempo a finire la frase che con un colpo netto e preciso Luce recise la mano :”Visto ci voleva tanto?!”,ma l’uomo non le diede la soddisfazione e in pochi secondi lo vide scomparire nel palazzo,lei lo seguì ma era troppo veloce e così in pochi minuti non sapeva in che piano si trovasse ma sentiva quelle urla strazianti che sembravano provenire da ogni parte,cercava di seguirle ma la disorientavano e teneva sempre più stretta la sua accetta,poi in un secondo da dietro la colonna su cui si era appoggiata arrivò un odore acre di morte e le urla sembravano fermarsi,una mano la prese e le blocco la bocca :”Shhh sono io,sei stata brava ad attirarlo qui ma è un po’ troppo grosso solo per te …” vide che era lui,lo voleva insultare,ma era più incuriosita da quello che aveva detto :”Cosa stai dicen..” non finì la frase che vide quel mostro,era qualcosa che non aveva mai visto da nessuna parte ,ci fu una lotta durissima,Luce gli guardava le spalle,lui combatteva ,stava accadendo qualcosa di strano;per la prima volta Luce sentiva un’affinità,non sapeva perché ma riusciva ad intendersi con quell’uomo,le dava la sicurezza di poter vivere ma come già sapeva non poteva legarsi a lui un giorno le sarebbe toccato farlo a pezzi nell’esigenza,come dovette fare in precedenza,ma lo avrebbe seguito ovunque e avrebbe fatto di tutto per proteggerlo.
Alla fine della battaglia,all’alba del 10 gennaio,Biella fu libera e quell’uomo così grande e pieno di sé si avvicinò a Luce :”Piacere Marcus Largo,senti combatti bene e io ho bisogno di un compagno per le battaglie ci stai?” lei con un sorriso :”Ci sto ma dei compensi facciamo metà,che non pensi di fregarmi”.

kikka

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